Rivista Trimestrale di Diritto TributarioISSN 2280-1332 / EISSN 2421-6801
G. Giappichelli Editore

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Prime note sul diritto all'aggio da riscossione. Profili storico-ricostruttivi (di Margherita Nuzzo)


Il riconoscimento di un compenso di riscossione, c.d. aggio, per l’attività svolta dall’Esattore è stato, sin dalle sue origini, ancorato ad un duplice presupposto: uno formale, e cioè l’esistenza di un contratto di gestione, da parte del privato, avente ad oggetto l’esercizio della funzione pubblica (appunto di riscossione di tributi), l’altro sostanziale, vale a dire il rischio imprenditoriale (gravante sul privato) di non riscuotere le imposte e ciò nonostante essere comunque costretto ad anticiparle allo Stato.

Il recente venir meno di entrambi i requisiti – da un lato perché la funzione di recupero delle imposte è ritornata in mano pubblica, dall’altro perché l’Agente della riscossione svolge l’attività senza correre alcun rischio di gestione – non giustifica affatto l’attuale previsione normativa di un compenso a titolo di aggio in favore di Equitalia Esatri ed, anzi, per come è oggi strutturato il sistema di riscossione dei tributi, detta norma presenta profili di illegittimità costituzionale.

Initial remarks on the tax collection 'premium'. Historical and reconstructive aspects

Since its origins, the remuneration for tax collection activities (so-called tax collection “premium”) was subject to two conditions: the existence of a service agreement with a private party having as its object the exercise of the public function of tax collection (formal condition) and the entrepreneurial risk of the private party linked with the failure of collecting taxes, notwithstanding its duty to pay in advance to the State the taxes to be collected (substantive condition).

The recent legislative developments that abolished these two conditions – on the one side, since tax collection activities are again exercised by public bodies and, on the other side, because the tax collectors exercise their functions without entrepreneurial risk – do not justify the actual discipline that guarantees a remuneration for tax collection activities undertaken by Equitalia Esatri and, on the contrary, the tax collection system in force seems to be unconstitutional under various points of view.

1. Considerazioni preliminari Come scriveva G. Moffa, nella prefazione alla sua monografia Diritto all’aggio [1], questo istituto del diritto finanziario si caratterizza per essere «mol­to noto nella pratica amministrativa e giudiziaria, per le sue molteplici e complesse quistioni, ma del tutto trascurato dalla dottrina, per le innegabili difficoltà di organico assetto». Precipuo scopo del presente contributo sarà, dunque, quello di operare – attraverso una storica rievocazione dell’istituto dell’aggio, nelle sue articolazioni funzionali e nella sua essenza ontologica – un’indagine ricostruttiva dello stesso, tesa a fornire una prima, embrionale, risposta all’incalzante interrogativo se esso continui a mantenere, nell’attuale configurazione del sistema di riscossione [2] dei tributi diretti, una qualche ragion d’essere. Ed allora, prima di indagare l’origine, il ruolo e la ratio dell’“aggio da riscossione”, proviamo a fornire una iniziale intuitiva definizione di tale concetto, prendendo spunto da quelle che sono le sue correlazioni con altre bran­che del diritto, in particolare con quello amministrativo, per poi verificare, in concreto, se esso ha trovato (e/o trova) corrispondenza nel sistema tributario. Nel novero delle concessioni amministrative, quella dei servizi pubblici presenta connotati particolari, dal momento che determina il trasferimento al privato di peculiari facoltà attribuite all’Ente, conferendogli, contestualmente, l’esercizio di veri e propri pubblici poteri. Per quanto attiene precipua­mente alla concessione amministrativa della riscossione dei tributi, l’attività del privato mira a realizzare sì l’interesse pubblico, vale a dire assicurare all’or­ganizzazione statuale-amministrativa un flusso regolare e stabile di entrate, ma, allo stesso momento, a garantire il proprio personale interesse economico, consistente nel raggiungimento del fine di lucro. Di conseguenza, la necessità, per il privato, di predisporre capitali e prestazione d’opera adeguati per conseguire le descritte finalità (pubbliche) caratterizza il suo rischio e la sua responsabilità d’esercizio e giustifica pienamente la indiretta compartecipazione ai proventi del servizio, mediante la duplice forma di con­cessione a canone fisso ovvero ad aggio [3]. Quest’ultimo, dunque, rappresenta il corrispettivo dell’attività imprenditoriale svolta, conferita nell’eser­cizio della concessione, e mira a remunerare il rischio ed il pericolo che si accolla il privato, chiamato, per quanto di nostro rilievo, ad anticipare al­l’Erario, alle prescritte scadenze, il carico delle imposte risultante dai ruoli di riscossione. Recente giurisprudenza [continua..]

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