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Dialogo su imposizione e demografia

Vincenzo Bassi

Sulla base degli ultimi dati statistici relativi all’attuale “inverno” demografico, per la prima volta nella storia l’uomo si trova ad analizzare la questione demografica, non solo e non tanto da un punto di vista quantitativo (la popolazione mondiale cresce nel suo complesso), ma anche qualitativo. Infatti, l'attuale squilibrio intergenerazionale conseguente all’invecchiamento della popolazione costituisce un fenomeno demografico che, a sua volta, rappresenta il preludio di crisi future altresì di natura economica – crisi che è giusto analizzare soprattutto per comprendere se lo strumento fiscale può essere un giusto (oltre che efficace) rimedio.

In questo contesto emerge il ruolo della famiglia, la quale, pur essendo un'istitu­zione privata, svolge una funzione di rilevanza pubblica, senza oneri per la fiscalità generale.

Pertanto, le misure a sostegno della natalità, ivi incluse le regole fiscali, vanno studiate alla luce del principio di sussidiarietà fiscale, considerando il rilievo dell'impe­gno genitoriale e familiare rispetto al conseguimento del bene comune.

In conseguenza di ciò, ai contribuenti membri di una famiglia non spettano agevolazioni fiscali né tantomeno incentivi; al contrario, poiché la scelta genitoriale non certo dipende dalla stessa fiscalità familiare – essendo piuttosto il frutto di un’azio­ne libera, insindacabile, rilevante sotto un profilo esistenziale della persona stessa – agli stessi genitori va riconosciuta una fiscalità premiale che ammette l’esclusione da imposizione di quelle somme impiegate volontariamente per il bene comune, ovvero per lo svolgimento delle funzioni familiari e genitoriali.

A dialogue on taxation and demography

On the basis of the latest statistical data on the current demographic “winter”, for the first time in history the mankind finds itself analysing the demographic issue, not only and not so much from a quantitative point of view (i.e. the world population is growing as a whole), but also from a qualitative one. In fact, the current intergenerational imbalance resulting from the population’s ageing constitutes a demographic phenomenon that, in turn, represents the prelude to future crises, including economic ones – crises that should be analysed in order to understand whether the tax instrument may be a just (as well as effective) remedy.

In this context, the role of the family emerges, which, despite being a private institution, performs a function of public importance, without burdens for general taxation.

Therefore, measures to support the birth rate, including tax rules, must be studied in the light of the principle of fiscal subsidiarity, considering the relevance of parental commitment to the achievement of the common good.

Consequently, to family members shall not deserve tax reliefs nor incentives; on the contrary, since parental choice certainly does not depend on family taxation itself, being rather the fruit of a free, unquestionable action, relevant from an existential point of view of the person himself, the same parents should be recognised an awarding taxation that admits the exclusion from taxes of those sums voluntarily employed for the common good, that is, for the performance of family and parental functions.

Sommario:

1. Premesse: la necessità di politiche, anche fiscali, orientate alla crescita demografica - 2. Sul ruolo della famiglia nell’attuazione delle politiche demografiche e sul limite al legislatore (fiscale) di esprimere preferenze in merito all’organiz­zazione e alla gestione del rapporto familiare - 3. Fiscalità premiale a favore della responsabilità coniugale e genitoriale (non incentivi né agevolazioni). - 4. Conclusioni - NOTE


1. Premesse: la necessità di politiche, anche fiscali, orientate alla crescita demografica

In un rapporto pubblicato all’inizio del mese di gennaio 2023, le Nazioni Unite hanno lanciato l’allarme sull’invecchiamento “inevitabile e irreversibile” e sulla bassa fertilità in tutti i Paesi. “Ageing societies may face fiscal challenges due to rising health-care, long-term care, retirement and other old-age support costs, combined with a potential reduction in government revenue from fewer working-age taxpayers”, avverte il nuovo rapporto, spiegando come tutti i Paesi, con poche eccezioni, stiano sperimentando la bassa fertilità e l’invecchiamento. Per far fronte a questa crisi senza precedenti, il rapporto raccomanda di aumentare le spese per un “invecchiamento sano” e un reddito di base universale per gli anziani. Il Rapporto sociale mondiale del 2023, Leaving No One Behind in an Aging World, è il rapporto delle Nazioni Unite di più alto profilo e più completo mai realizzato sulle sfide che la bassa fertilità e l’invecchiamento pongono all’u­manità. Anche le istituzioni dell’UE sembrano finalmente affrontare il tema dei cambiamenti demografici. Infatti, com’è noto, nessuno Stato membro dell’UE raggiunge il cosiddetto tasso di fertilità sostitutiva di 2,1 figli per donna [1]. Nel primo semestre del 2020, la presidenza croata del Consiglio dell’UE ha posto le sfide demografiche tra le sue principali priorità della presidenza. Durante la crisi del Covid-19, i ministri dell’UE hanno discusso la questione delle sfide demografiche alla luce dei piani di rilancio e il Consiglio ha invitato gli Stati membri a “promuovere e sottolineare politiche adeguate e coordinate che forniscano diversi tipi di sostegno finanziario e di altro tipo alle famiglie, in particolare per chi alleva figli” [2]. Nel frattempo, il Parlamento europeo ha pubblicato il 2 giugno 2020 una relazione su “La demografia nell’agenda europea: strategie per affrontare il declino demografico” [3] e la commissione per lo sviluppo regionale (REGI) sta attualmente elaborando una relazione su “Invertire le tendenze demografiche nelle regioni dell’UE utilizzando strumenti di coesione politica” [4]. Sulla base anche di tutti questi diversi impulsi, la Commissione Europea ha pubblicato il 17 giugno 2020 il suo Rapporto sull’Impatto sui cambiamenti [continua ..]

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2. Sul ruolo della famiglia nell’attuazione delle politiche demografiche e sul limite al legislatore (fiscale) di esprimere preferenze in merito all’organiz­zazione e alla gestione del rapporto familiare

Considerata la gravità della situazione demografica descritta nel paragrafo precedente, è naturale ragionare sulla misura e sulle modalità di un possibile intervento pubblico, nonché sui limiti giuridici di tale intervento. In particolare, vanno analizzati l’ambito e la portata di politiche demografiche, riflettendo sul delicato rapporto tra misure di sostegno alla natalità e la fondamentale libertà di procreare e di non procreare. A proposito proprio della libertà di procreare, è evidente che si può procreare al di fuori del contesto familiare. Tuttavia è altrettanto evidente che la famiglia stabile costituisce naturalmente l’istituzione di riferimento a garanzia della libertà di scegliere di procreare [10]. Anche per questa ragione, nessuno, neppure il legislatore, può compromettere il munus familiare, ovvero la “funzione familiare” (ut infra) [11]. Infatti, qualsiasi interferenza arbitraria nella vita privata e quindi nella scelta di contrarre matrimonio e di procreare, costituisce una limitazione all’esercizio di diritti fondamentali [12]. Pertanto, non v’è dubbio che l’ordinamento giuridico non deve rimanere indifferente al desiderio dei cittadini di “far famiglia”, e di contribuire al bene comune anche mettendo al mondo i figli. Infatti, la famiglia non è – come è ricordato anche dai trattati internazionali (per esempio art. 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo [13] – una semplice istituzione privata, ma un’istituzione privata con rilevanza pubblica (ut infra), essenziale alla realizzazione della persona [14]. Tuttavia, allo stesso modo, costituirebbe una limitazione dei diritti fondamentali qualsiasi provvedimento che, per far fronte all’attuale inverno demografico, imponesse direttamente o indirettamente forme di “pianificazione demografica”, discriminando celibi o coppie senza figli, per esempio, attraverso addizionali o imposte complementari a carico di celibi [15] o di coppie senza figli. Qual è la ragione di una tale apparente contraddizione? La ragione è semplice: generare nuova vita e il “far famiglia” rappresentano l’interesse principale e originario non dello Stato ma di ciascuna persona [16]. Perciò, sebbene la famiglia sia l’istituzione [continua ..]

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3. Fiscalità premiale a favore della responsabilità coniugale e genitoriale (non incentivi né agevolazioni).

a) Rilevanza giuridica della responsabilità genitoriale Come accertato nel paragrafo precedente, sarebbe illegittima, qualsiasi discriminazione dei celibi o coppie senza figli. Ciò nonostante, l’inverno demografico rappresenta un problema grave, di cui le autorità non possono disinteressarsi, anche alla luce dell’evidente desiderio di genitorialità manifestato negli studi di cui al paragrafo precedente. Partendo proprio dagli studi citati, emergono tuttavia spunti interessanti anche per i giuristi. In particolare, se il desiderio alla genitorialità costituisce una circostanza essenziale alla soluzione dell’attuale inverno demografico, è innegabile che sarebbe più facile assecondarla con un ordinamento giuridico in grado di riconoscere il ruolo dei genitori nella comunità. È perciò necessario ricreare un ambiente di fiducia a cominciare proprio da un sistema fiscale giusto, che non solo metta in evidenzia la responsabilità familiare e genitoriale nella misurazione dell’impegno finanziario del contribuente, ma premi gli stessi coniugi e genitori, valorizzandone il ruolo e salvaguardando la libertà di scelta delle modalità patrimoniali di gestione della vita famigliari. b) Famiglia, sussidiarietà e capacità contributiva A seguito della riforma del Titolo V della Costituzione, il principio di sussidiarietà, com’è noto, è stato elevato a principio costituzionale. In concreto, il principio di sussidiarietà fornisce un nuovo criterio nella distribuzione delle funzioni amministrative, secondo una logica di pluralismo e collaborazione istituzionale, pubblico/privata; sono infatti gli enti, pubblici o privati, ivi incluse le famiglie, più vicini ai soggetti amministrati a risultare perciò anche i più idonei ad individuarne i bisogni particolari. Dovendo approcciarsi all’analisi giuridica del principio di sussidiarietà, così come riconosciuto dall’art. 118 ult. comma, Cost., occorre in questa sede limitarsi ad analizzare i profili di sussidiarietà orizzontale (oppure circolare [24]) con particolare riguardo ai risvolti fiscali nei confronti dei genitori e della famiglia. Proprio attraverso la richiamata disposizione normativa, sono tutelate, a livello costituzionale, per la prima volta, forme di amministrazione, caratterizzate dalla [continua ..]

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4. Conclusioni

Sulla base degli ultimi dati statistici relativi all’attuale demografico, per la prima volta nella storia, l’uomo si trova ad analizzare la questione demografica, non solo e non tanto da un punto di vista quantitativo (la popolazione mondiale cresce nel suo complesso), ma anche qualitativo. Infatti, l’attuale squilibrio intergenerazionale conseguente all’invecchiamento della popolazione costituisce un fenomeno demografico che, a sua volta, rappresenta il preludio di crisi future altresì di natura economica – crisi che è giusto analizzare soprattutto per comprendere se lo strumento fiscale può essere un rimedio giusto (oltre che efficace). Si tratta di una crisi, quella demografica, che può essere risolta guardando alla famiglia e alla sua funzione. Infatti, la famiglia è un’istituzione privata che svolge una funzione di rilevanza pubblica, senza oneri per la fiscalità generale. Pertanto, così come riconosciuto dal disposto del primo comma dell’art. 31 Cost., la politica legislativa deve incoraggiare i cittadini perché si formino una famiglia e siano in condizione di adempiere ai compiti che ne derivano. Spetta tuttavia ai cittadini, inter alia, la libertà di decidere la modalità di conduzione patrimoniale della vita famigliare, ivi inclusa la condivisione dei fondi tra i coniugi. Al legislatore non è permesso invece incentivare o disincentivare le modalità di conduzione della vita famigliare. Infatti, ciò che rileva è la coerenza del comportamento famigliare rispetto all’ordinamento costituzionale. A tal proposito, la condivisione dei fondi famigliari costituisce una condotta coerente con l’ordinamento costituzionale, in quanto consente alla famiglia di svolgere, in modo efficace ed efficiente, le sue funzioni. Tutto ciò, da un lato, giustifica un sistema di diversificazione dell’impo­sizione su base famigliare, dall’altro, rende qualsiasi forma di “disincentivo” alla condivisione dei fondi famigliari, contrario proprio a quell’indirizzo di politica legislativa indicato nell’art. 31 Cost. Quanto alla natura delle misure a sostegno della natalità, con particolare attenzione alle regole fiscali, il tema va studiato alla luce del principio di sussidiarietà fiscale, considerando il rilievo dell’impegno genitoriale rispetto al conseguimento [continua ..]

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NOTE

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