Rivista Trimestrale di Diritto TributarioISSN 2280-1332 / EISSN 2421-6801
G. Giappichelli Editore

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Il valore venale nell'accertamento dell'imposta di registro: sistema e deroghe (di Valeria Mastroiacovo)


Questo scritto propone una riflessione sull’attuale ruolo del valore venale nel sistema dei tributi, tenuto conto dell’evoluzione della disciplina dell’imposta di registro, di alcuni interventi legislativi straordinari (spesso dettati da esigenze di casse) e di un certo filone giurisprudenziale che pone in evidenza le interferenze tra il valore definito ai fini di tale tributo e le imposte dirette.

The market value in the assessment of registration tax: system and derogations

This paper would be a comment on the importance of the market value in the tax system after recent regulatory amendments of registration tax and some extraordinary mea­sures (often justified by budgetary reasons), also shedding light at some judgments that highlight the interference between the market value defined for indirect taxes and the one outstanding for direct taxes.

1. Premessa Nell’ultimo decennio nell’ambito dell’imposta di registro si sono succedute una serie di modifiche normative che, intervenendo sia sul piano sostanziale della determinazione della base imponibile [1] e delle aliquote [2], sia su quello procedimentale dei poteri e dei limiti dell’accertamento da parte del­l’amministrazione finanziaria [3], ne hanno ridisegnato il relativo sistema impositivo pur senza alterare la disciplina della fattispecie imponibile. In verità, secondo una parte della dottrina (anche in ragione di una certa giurisprudenza di legittimità formatasi in conseguenza di recuperi di imposta fondati sui principi dell’enunciazione e della tassazione effettiva degli atti) lo stesso oggetto del tributo dovrebbe essere oggi inteso in senso evolutivo: non solo con riferimento alla singola disposizione negoziale, ma anche all’operazione eco­nomica, complessivamente considerata. Pertanto, da questo punto di vista, anche la definizione della fattispecie imponibile dovrebbe ritenersi, almeno in parte, indirettamente influenzata da quelle stesse innovazioni normative sopra segnalate [4]. Queste “nuove geometrie” hanno portato del resto a una maggiore interazione – in termini di risultato sul piano del controllo – tra tributi diretti e indiretti [5], valorizzando gli effetti determinanti anche con riferimento ad ambiti extrafiscali come quello, ad esempio, dell’antiriciclaggio [6] fortemente connesso al tema della contrattazione negoziale. Nel tratteggiare lo stato attuale della disciplina dell’imposta di registro, cercheremo di evidenziare come un sistema di rettifica fondato sul valore venale in comune commercio abbia cercato rimedio al proliferare di un ingente contenzioso attraverso l’introduzione, con il testo unico del 1986 [7], di una limitazione all’azione di accertamento (c.d. valutazione automatica), successivamente abbandonata ad un ambito assai ristretto di ipotesi a fronte della previsione di una norma sostanziale che, per le cessioni a persona fisica di immobili abitativi e pertinenze, consente l’esclusiva rilevanza del valore catastale in luogo del prezzo inibendo il potere degli uffici circa la rettifica del valore. Vedremo, tuttavia, come questa nuova disciplina (c.d. prezzo-valore), limitata sia soggettivamente che oggettivamente, di fatto ha portato ad amplificare l’attenzione sul corrispettivo effettivo e “tracciato”, quanto ai mezzi di pagamento, e ha attribuito al valore venale una rinnovata importanza sia in termini quantitativi (per tipologia di beni), sia in termini qualitativi (assumendo un ruolo para sanzionatorio o residuale), in un diverso contesto regolamentare circa i poteri ispettivi attribuiti agli uffici [8]. Se a ciò si aggiunge che il tentativo di uniformare (o quanto meno [continua..]

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