Rivista Trimestrale di Diritto TributarioISSN 2280-1332 / EISSN 2421-6801
G. Giappichelli Editore

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Evasione fiscale e contrasto all'evasione in Italia: reticenze, resistenze e ipotesi di intervento (di Vincenzo Visco)


L'evasione fiscale è una caratteristica strutturale dell’economia italiana ed è legata ad altri comportamenti che caratterizzano l’illegalità economica, come corruzione, riciclaggio, autoriciclaggio, provvista di fondi neri, etc. Nel lavoro si evidenzia come sia possibile attuare una strategia che riduca della metà o di due terzi l’evasione fiscale italiana, conducendola così al livello di quella degli altri Paesi europei.

Tax evasion and countermeasures in Italy: reticence, resistance and proposals of amendment

Tax evasion is a structural feature of the Italian economy and it is linked to other behaviors that characterize economic criminality, such as corruption, money laundering, self-money laundering, financing of blacks funds, etc. In the paper, the Author highli­ghts how it is possible to implement a strategy that reduces by half or two thirds the Italian tax evasion, leading its level to the average of other European countries.

L’evasione fiscale è una caratteristica strutturale della economia italiana. Questo dato di fatto è ben noto e, per quanto sgradevole, è difficile negarlo. L’evasione fiscale, inoltre, si pone al crocevia di tutti i principali comportamenti che caratterizzano l’illegalità economica, molto diffusa nel nostro Paese: la corruzione, il riciclaggio, l’autoriciclaggio, la provvista di fondi neri, presuppongono o richiedono una violazione delle norme tributarie. Per non parlare della economia illegale o criminale che per definizione si pone al di fuori delle regole normalmente applicate nel circuito legale degli affari. L’evasione fiscale in Italia è molto più elevata di quella riscontrabile (e sti­mabile) in altri Paesi a sviluppo economico elevato. In base ai dati ufficiali [2] l’evasione delle 4 principali imposte del nostro ordinamento: IVA, IRPEF, IRES, IRAP superava nel 2013 i 91 miliardi di euro. Una cifra non dissimile per le stesse imposte era stata calcolata nel 2010 dal Centro Studi della Confindustria che, considerando anche l’evasione dei contribuenti sociali, arrivava ad una stima complessiva di 124-125 miliardi. Tornando all’allega­to alla Nota di aggiornamento, esso contiene anche una stima dell’evasione dell’IMU valutata in 5,5 miliardi. Il totale sale così a 130. A questa cifra va ancora aggiunta l’evasione delle accise e delle altre imposte minori, arrivando realisticamente intorno ai 140 miliardi [3], senza considerare l’economia illegale e criminale. Si tratta di poco meno di 9 punti di PIL, il 20% delle entrate fiscali, il 28-29% delle entrate tributarie. Da due a tre volte i risultati di analoghe stime effettuate per altri Paesi europei. Per quanto riguarda i livelli di evasione nella zona euro l’Italia è seconda solo alla Grecia. Altre analisi sia di istituzioni che di singoli studiosi pervengono agli stessi risultati. Particolarmente numerosi sono gli studi relativi alla stima dell’eva­sione di singoli imposte o settori. La prima relativa all’IRPEF risale a oltre 30 anni fa [4], la più recente al 2008 ad opera di due economisti della Banca d’Italia [5]. Molto utili risultano anche le analisi dell’Istat sull’economia sommersa. I risultati che emergono da queste ricerche sono noti e convergenti e possono essere così sintetizzati: l’agricoltura è il settore che evade di più in assoluto (questo dato è in verità comune a tutti i Paesi), tuttavia il peso com­plessivo dell’evasione del settore è ridotto data la limitata rilevanza del suo valore aggiunto sul valore aggiunto complessivo; l’industria in senso stretto evade poco (10-11% del V.A. del settore), le costruzioni, invece, evadono molto, oltre il 40 %; il commercio evade molto: poco [continua..]

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