Rivista Trimestrale di Diritto TributarioISSN 2280-1332 / EISSN 2421-6801
G. Giappichelli Editore

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Il debito pubblico italiano e la politica di rigore finanziario: riprendere le forze per un piano di rilancio (di Pietro Boria)


Il lavoro ha per oggetto lo studio dell’attuale situazione del debito pubblico italiano anche in relazione alla situazione degli altri Paesi sviluppati. In particolare le ragioni della costituzione del debito pubblico vengono individuate nelle cause di malfunzionamento dello Stato sociale in Italia.

Sono sviluppate alcune considerazioni in ordine alle politiche utili per la riduzione del debito pubblico, da realizzare perlopiù attraverso il perseguimento del pareggio di bilancio. A tal fine si indicano possibili misure di finanza pubblica da adottare in concreto in Italia, riconducibili ad una politica di spending review e ad alcune misure fiscali specificamente destinate alla riduzione del debito pubblico.

The Italian public debt and the policy of financial severity: recovering strength for a relaunch plan

The essay is focused on the analysis of the current situation of the Italian public debt, also compared to the situation of the other developed countries. In particular, the increase of the public debt is caused by the malfunctioning of the welfare State in Italy.

This paper also makes some remarks on the best policies for reducing the public debt, which shall be realised mostly through the balancing of accounts. For these reasons, the work depicts some possible measures of public finance that may be substantially adopted in Italy, all belonging to the spending review policy, and some tax measures specifically aimed at reducing the public debt.

1. Il patto sociale sotteso all’utilizzo del debito pubblico come finanziamento dello sviluppo del Welfare state Il debito pubblico costituisce uno strumento tipico di finanziamento dello sviluppo del Welfare state. Ed invero, allorché le entrate dello Stato (e tipicamente i tributi che costituiscono la figura prevalente nella categoria delle entrate erariali) non consentono di ripagare i costi delle prestazioni pubbliche rese dal medesimo Stato ai propri consociati, non resta che generare un indebitamento per finanziare la capacità di erogazione delle prestazioni pubbliche [1]; indebitamento che, nei paesi appartenenti all’area dell’euro, può essere coperto esclusivamente mediante l’emissione di titoli, in quanto l’al­tra modalità classica di finanziamento del debito pubblico – e cioè la creazione di base monetaria attraverso la leva inflattiva – non è utilizzabile per l’accentramento della politica monetaria nella Banca europea [2]. Il deficit di esercizio (inteso come disavanzo della gestione annuale delle attività dello Stato, derivante proprio dalla preponderanza delle spese pubbliche rispetto alle entrate) non può che risolversi pertanto nel debito dello Stato verso gli investitori che allocano in tal senso il proprio risparmio. Per usare altre parole, si può sostenere pertanto che attraverso il ricorso all’indebitamento viene amplificata la capacità dello Stato sociale di erogare prestazioni pubbliche ai propri consociati ben oltre lo spazio di manovra che verrebbe riconosciuto in ragione del flusso di entrate derivanti in ciascun esercizio annuale dalla gestione tipica delle attività dello Stato. In tale prospettiva correttamente, gran parte della dottrina economica ha attribuito una funzione salutare (perfino necessaria) al debito pubblico quale fattore di sviluppo e di potenziamento del Welfare state e, conseguentemente, quale strumento di tutela delle libertà economiche e materiali dei singoli cittadini [3]. L’utilizzo del debito pubblico sottende necessariamente un patto tra le generazioni dei consociati: il ricorso all’indebitamento per sostenere la crescita del livello di benessere assicurato dallo Stato sociale comporta il trasferimento degli oneri di tale finanziamento in avanti nel tempo a carico dei cittadini futuri; pertanto, l’opzione per il debito pubblico è ammissibile a con­dizione che le generazioni future dei cittadini siano disponibili ad accollarsi il debito pubblico (ed in specie a sostenere i maggiori costi derivanti dagli interessi passivi occorrenti per restituire il finanziamento ricevuto da coloro che hanno investito nei titoli del debito pubblico) [4]. È noto, a tal riguardo, che il debito pubblico viene rappresentato dagli economisti come un spostamento [continua..]

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